Al momento della realizzazione di un’area verde, sia essa parco, giardino o impianto agricolo, è necessario tenere conto di tutte le normative burocratiche e pratiche ambientali da seguire. Ma queste non si concludono con la fine dei lavori, bensì devono essere seguite anche durante la vita dello spazio verde; la gestione e la manutenzione, infatti, sono sempre sottoposti a una serie di discipline e leggi.
Tra queste ci sono le pratiche ambientali, che riguardano principalmente l’impatto sull’ambiente che una attività ha sull’ambiente, soprattutto per quanto riguarda i rifiuti. La manutenzione di piante e alberi, che siano destinati a parchi o a campi agricoli, produce una grande quantità di rifiuti. Ma anche l’impianto di irrigazione deve essere costruito a norma, per garantire il corretto smaltimento delle acque nelle fognature.
Per non incorrere in sanzioni o denunce, è necessario conoscere le normative in essere, e tenere conto anche dei costanti aggiornamenti. Se non ve la sentite di gestire in autonomia questo a spetto, è bene rivolgersi a una ditta specializzata, che sia in grado anche di occuparsi della realizzazione pratiche ambientali. Gli esperti potranno quindi guidarvi sia nella realizzazione di impianti che siano a norma, sia nello smaltimento di ogni tipo di rifiuto
Quali sono le pratiche ambientali
Come capita molto spesso, i vari regolamenti trovano applicazione a livello regionale e comunale, perché rispondono a esigenze precise di ogni area geografica. Questa è una ulteriore complicazione, perché significa spesso dover verificare direttamente con l’ufficio territoriale come comportarsi.
Affidare la realizzazione pratiche ambientali a persone esperte è un grande aiuto. Non solo risparmierete tempo, ma avrete la garanzia che tutto si svolga nel migliore dei modifiche
Ecco un elenco delle principali pratiche da espletare in campo ambientale. Naturalmente queste riguardano aziende, attività artigiane o grandi spazi pubblici; per i privati, la questione è più semplice (anche se è sempre meglio verificare con il vostro comune come smaltire i rifiuti verdi che doveste avere). E’ necessario avere l’autorizzazione per:
- effettuare scarichi nelle fognature dopo la lavorazione o l’irrigazione;
- scaricare acque superficiali, come fiumi o torrenti;
- prelevare acqua, in maniera costante o temporanea, da acque superficiali;
- realizzare pozzi o utilizzare quelli già esistenti
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I rifiuti in seguito di sfalci e potature
Occuparsi della manutenzione della vegetazione in una certa area produce una gran quantità di rifiuti di scarto, in seguito alle operazioni di sfalcio e potatura. Dopo le modifiche al codice ambientale, diventate ufficiali alla fine del 2020, il residuo di sfalci e potature rientrano nella dalla normativa sui rifiuti, differentemente da quanto accadeva in precedenza. In ogni caso, come procedere dipende dalla specifica situazione; ogni scenario infatti è da considerare in maniera differente.
Attualmente, sono fuori dalla disciplina relativa ai rifiuti una serie di elementi. Per citare la normativa:
«la paglia e altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo, gli sfalci e le potature effettuati nell’ambito delle buone pratiche colturali, utilizzati in agricoltura, nella silvicoltura o per la produzione di energia da tale biomassa, anche al di fuori del luogo di produzione ovvero con cessione a terzi, mediante processi o metodi che non danneggiano l’ambiente né mettono in pericolo la salute umana».
Ecco quindi cosa accade. In seguito alle ultime modifiche i rifiuti derivanti da operazioni di manutenzione del verde pubblico di parchi, giardini e aiuole – foglie secche, sfalci d’erba, potature di piante e alberi – sono classificati come rifiuti urbani; sono invece esclusi da questo gruppo i rifiuti verdi derivanti da produzione, agricoltura, silvicoltura e pesca.
Quindi, la gestione del rifiuto del verde dipende principalmente dalla sua origine. Quindi, se il materiale di scarto di potature e sfalci deriva da una attività specificatamente agricola, questo continuerà a essere escluso dalla disciplina relativa ai rifiuti. Diversamente, lo stesso materiale prodotto da attività di manutenzione sul verde pubblico, anche se effettuata da un imprenditore agricolo. Rientrano nella disciplina in oggetto classificati come “rifiuti speciali”
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Qualche esempio di pratiche ambientali
Per chiarire meglio questo passaggio, facciamo qualche esempio concreto di situazioni in cui l’imprenditore agricolo può trovarsi, e come vengono gestite.
- il materiale non è considerato rifiuto se deriva da sfalcio e potature nella propria impresa agricola, seguendo le buone pratiche colturali e reimmettendo i residui vegetali nel ciclo aziendale; questo vale per esempio per il compostaggio di materiale organico oppure per la produzione di energia;
- lo scarto viene considerato “sotto prodotto”, e gestito come tale, se l’imprenditore agricolo non lo utilizza in prima persona nel ciclo aziendale ma lo cede a a terzi per tale scopo;
- sono rifiuti definiti speciali lo scarto vegetale di attività agricole e agro-industriali. Se dovessero essere ceduti a terzi sono sempre rifiuti speciali, a meno che non si dimostri che ci sono condizioni per definirli sottoprodotto.
Come deve comportarsi un imprenditore artigiano
Si dà quasi sempre per scontato che un imprenditore artigiano voglia semplicemente disfarsi del materiale di scarto del verde come fosse un rifiuto. In realtà ci sono altre possibilità, che vale la pena di prendere in esame. In base alla destinazione della manutenzione del verde, infatti, il materiale verrà classificato come rifiuti speciali, organici oppure urbani.
Ecco alcune pratiche ambientali che si possono eseguire:
- l’imprenditore può trasferire il residuo di sfalci e potature agli imprenditori agricoli, nell’ambito di buone pratiche agronomiche, per essere impiegati sui terreni; in tal caso rientrano nella disciplina dei sottoprodotti;
- è possibile valorizzare il rifiuto verde trattandolo come rifiuto organico, destinandolo alla produzione di ammendante compostato;
- il materiale di scarto del verde può essere destinato ad un impianto di compostaggio, anche in aree agricole, purché tratti rifiuti raccolti nel comune dove questi vengono prodotti o in comuni confinanti convenzionati;
- l’imprenditore può destinare il verde residuo della manutenzione alla produzione di energia.